Come potresti definire lo stile delle tue giornate a casa? Se sei una privilegiata (o vittima, dipende dai punti di vista) dello smart working o se la quarantena ha bloccato ogni tua attività, il nostro stile quotidiano ne è uscito certamente impattato. E mentre noi iniziavamo a fare la conta dei calzini spaiati, ci interrogavamo sul “pigiama sì o pigiama no”, e diventavamo proseliti della modalità minotauro: mezzo busto impeccabile sopra e pantaloni casual a quadri sotto, c’è chi ha creato il seguitissimo account Instagram @quarantena_fashionweek. L’obiettivo è raccontare tra le risate collettive quello che sta succedendo agli outfit di tutti noi confinati, e anche ai nostri neuroni storditi da una nuova rilassatezza dello stile.
Lei si chiama Francesca Marino, 40 anni calabrese d’origine trapiantata a Roma. Ho deciso di intervistarla per capire meglio l’origine di @quarantena_fashionweek e delle sue esilaranti descrizioni abbinate agli outfit più in voga per chiedere proprio a lei dove sta andando quello che ormai possiamo definire “quarantena style”.
Laura: La prima domande è seria, ma solo la prima promesso.
Come e quando ti è venuto in mente di aprire l’account instagram @quarantena_fashionweek? Quando c’è stata l’illuminazione?
Francesca: Guarda, alla fine del primo comunicato di Conte sono stata assalita dall’ansia. Non capivo, e quando ho realizzato che tutti avremmo vissuto una situazione casalinga per chissà quanto tempo il mio pensiero è andato a tutti gli orridi outfit che avremmo sfoggiato.
Laura: Costruisci testi per accompagnare foto e video che dipingono storie e situazioni di disagio di stile (e gradualmente anche psichico). Come fai? Ti lasci ispirare dai materiali che ti arrivano, o sono i protagonisti a contestualizzare le ragioni profonde dei loro scatti?
Francesca: Allora, per il 90% è farina del mio sacco . Mi lascio ispirare da quello che vedo, do una sbirciatina al profilo di chi mi ha inviato una foto, cerco il lato comico dello scatto e via pubblico tutto. Non ti nascondo che spesso scrivo ridendo da sola come una pazza.
Laura: Nelle didascalie che scrivi ti metti spesso nei panni dell’altra persona, non di chi si congela in posa, ma di quei poverini che passano ore a cercare lo scatto e la luce perfetta che manco Cartier-Bresson. Come mai quest’empatia?
Francesca: Non lo so, mi viene naturale. Mi è sempre venuto spontaneo descrivere la gente, ma in questa situazione mi sta venendo davvero facile. Credo che la pandemia ci abbia unito, siamo tutti nella stessa situazione. Siamo reclusi e condividiamo gli stessi umori e disagi.
Laura: Come sta evolvendo il look della quarantena? Noto conferme per il maculato evergreen (Elettra Lamborghini scansati), protagonismo di pantofole e ciabatte, anzi come le chiami tu “ciavatte”, ma riesci ad intravedere le evoluzioni di questo “quarantena style”?
Francesca: Allora sì, i primi giorni erano pigiami a go go, adesso iniziano a comparire i vestiti veri magari mixati a capi più comodi, piano piano stiamo riscoprendo il piacere di essere più ordinati ma senza mai abbandonare la “ciavatta”, la vera protagonista di questa pandemia.
Laura: Quante foto e video ricevi al giorno? Si sentono più protagonisti le donne, gli uomini o gli animali di casa?
Francesca: Ne ricevo tantissime, molte le scarto perché non sono in sintonia con il mood del profilo. Per esempio mi arrivano moltissime foto da negozianti che pubblicizzano gli outfit in vendita nei loro negozi, o foto troppo patinate. Credo che la vera forza di questa pagina sia stata la voglia di mettersi in mostra per quello che si è realmente, quindi la selezione è facile, viva l’apparire becero viva la debosciatezza. Non prevale un genere, però molti animali e questo mi rende felice.
Laura: Sono tutti amabili questi debosciati d’Italia (uso questo termine mutuandolo da te, non mi permetterei mai), ma anche tu avrai la debosciata o il debosciato del cuore di @quarantena_fashionweek. Avanti, vogliamo il nome!
Francesca: Il mio preferito è il prof @barbamu inconsapevole protagonista. Le sue foto e video mi vengono inviati dal suo coinquilino. Lui balla, canta, rincorre fidanzate inesistenti, si fa immortalare in pose plastiche, perennemente in tuta e pigiama. Ha qualcosa di romantico e disperato. Lo adoro.
Laura: A questo punto è d’obbligo chiederti un contributo immagine di un tuo outfit durante la quarantena, non puoi lasciarci senza. Ti va? Foto o descrizione dettagliata andranno benissimo.
Francesca: Premetto che io esco pochissimo e che la vita da quarantena è la mia vita ideale. Se potessi aggiungere a questa situazione qualche viaggio e qualche uscita a cena vivrei serena. Quindi passo quasi tutta la settimana in leggins nero e t-shirt, poi ci abbino felpe oversize e sneakers (che amo moltissimo) ed eccomi pronta per la spesa o per andare in palestra. Insomma basica dentro e fuori la quarantena.
Laura: Che la situazione ci stia sfuggendo di mano è cosa chiara ai più. Secondo te cosa succederà al nostro stile quando la vita consueta ci riavrà indietro? Come ne uscirà il nostro stile? Forse pigiama e turbante, e via in metro…
Francesca: No, credo che i primi giorni si vedranno sfilate di alta moda per le vie delle nostre città, pieghe perfette e voglia di essere di nuovo liberi e stilosissimi. Spero rimanga questa voglia di fare “rete” ed avvicinarsi nuovamente alle persone amandone tutte le sfaccettature. “Riscoprire l’altro”, spero si torni a questo.
Sono certa, che starete già cliccando sul tasto “Follow” per seguire @quarantena_fashionweek
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