Un dialogo tra arte e moda, un’esperienza tra passato e futuro
Dove non arriva l’estro di un designer, arriva quello di un artista visivo. Lo sa bene Riccardo Tisci, che da quando è stato nominato direttore creativo di Burberry, non bada a spese in fatto di immaginazione e rimodellamento del marchio. E per farlo – tra le altre cose – sceglie di entrare in dialogo con l’arte contemporanea. Così affida l’apertura del flagship store di Burberry su Regent Street a Londra, all’artista inglese Graham Hudson e alla sua installazione interattiva intitolata Sysiphus Reclined.
Un ‘operazione non solo estetica e formale ma anche di contenuto politico, quella che ha abitato durante il mese di ottobre il particolare spazio che una volta ospitava la Regent Street Gallery, come rivelato dalle immagini di archivio che documentano la presenza di busti scultorei e tele dipinte ad olio.
Partendo dall’identità di un luogo storico per l’arte, Hudson vi ha ricreato un’ambiente avveniristico, mescolando arte classica e cultura digitale e proiettando capi di abbigliamento e visitatori del negozio in un futuro incerto.
Sysiphus Reclined una narrazione in forma di scultura
Creare/fare, due verbi imprescindibili della filosofia di Burberry. Partendo da questo statement del brand, Hudson ha analizzato la psicologia e i comportamenti legati all’atto del creare a livello sociale e artistico, esplorandone desideri e paure che ne derivano.
Il risultato è stato Sisyphus Reclined, un racconto narrativo in forma scultorea. Una ballata di vita o di morte, un simulacro immaginario di una superumanità del futuro. Un’esperienza interattiva che pur ripetendosi – come la fatica di Sisifo narrataci dalla mitologia- è ogni volta imprevedibile.
Un’opera d’arte tra mitologia e futuro
L’opera di Hudson è un meccanismo articolato che riempie lo spazio attorno al quale si organizza l’esposizione di capi del marchio stagliandosi attraverso i tre piani dello store. Dall’impalcatura che suggerisce temporalità e pericolo imprevisto, fino al robot Kuka, l’intelligenza artificiale che plasma le sculture che richiamano i canoni del classicismo – ma anche i corpi dei bodybuilder – e ai giradischi che suonano brani distorti di musica house che parlano di diritti, affermazione e di amore.
Il messaggio è forte e chiaro. L’arte e la visionaria immaginazione degli artisti- come in questo caso- ci raccontano non solo storia e identità di un brand ma ci espongono ad una riflessione più profonda sulla società che viviamo e sul nostro vestito più importante: il nostro corpo e le sue possibili e infinite trasformazioni.