100 anni fa nasceva Ottavio Missoni. Mentre nella vostra mente sta esplodendo un arcobaleno di colori, forme e geometrie, io sono qui a raccontarvi la figura di questo incredibile stilista (e atleta) che insieme a sua moglie Rosita ha costruito un brand che, allora come oggi, mette in chiaro i suoi valori, a partire dalle persone. Per celebrare questa ricorrenza la Sala degli Arazzi al Museo MA*GA di Gallarate (Varese) si veste di un nuovo allestimento dedicato ai lavori di Ottavio Missoni.
Per noi è l’occasione per “rispolverare” le mostre e i musei, purtroppo un vago ricordo, ma soprattutto per raccontare la vita di un grande stilista. Mettete su la colonna sonora di questo articolo: la voce roca di Vasco che canta “Voglio una vita esagerata….”.
“Mio padre? Un personaggio da film”
È un’intervista ad Angela Missoni, primogenita di Ottavio, ad ispirare questo articolo. “Mio padre? Un personaggio da film” dichiara l’attuale Presidente e Direttore Artistico della maison italiana ricordando il padre Ottavio scomparso nel 2013.
1921, Ottavio Missoni nasce in Dalmazia. La sua vita annovera numerosi colpi di scena, come quando è prigioniero in guerra, poi atleta vittorioso alle Olimpiadi di Londra, stilista affermato, e artista innamorato di colori e geometrie. Come se fossero set cinematografici che cambiano alle sue spalle, Ottavio appare sorridente e dotato di un grande spirito di libertà. Ha avuto sempre uno stretto contatto con la natura e con il suo territorio radicando lavoro e vita privata, alias fabbrica e abitazione, nel comune di Sumirago (Varese). Il successo è stato importante, ma è venuto dopo valori più rilevanti, in primis la libertà, la famiglia, l’arte e gli amici. Come Angela Missoni ricorda, suo padre era solito ripetere alla moglie Rosita:
“Rosita, ma perché vuoi lavorare di più? Tanto anche se guadagnassimo più soldi non avremmo tempo per spenderli”.
Ottavio Missoni detto “Tai”, l’atleta prima dello stilista
In giovinezza si trasferisce con la famiglia in Italia tra Milano e Trieste. La sua strada sembra proprio essere l’atletica, ma la guerra rappresenta una battuta d’arresto. Nel 1942 , all’età di 20 anni, conosce le brutture della guerra durante la prigionia a El Alamein, dove confessa di essersi dedicato ai suoi hobby preferiti quali leggere e dormire. Continua l’ascesa nel mondo dello sport. Ottavio entra nella Nazionale di Atletica leggera arrivando fino alle Olimpiadi di Londra nel 1948. Proprio lì incrocia Rosita Jelmini, e pochi anni dopo le è accanto sull’altare.
Ottavio + Rosita, nascono i Missoni
La guerra è alle spalle e Rosita e Ottavio, ormai sposi, si stabiliscono a Gallarate nel 1953. Lo scantinato della loro abitazione prende vita con un piccolo laboratorio di maglieria unendo l’attività di famiglia di Rosita, che creava scialli e tessuti ricamati, con quella di Ottavio che in quegli anni aveva messo in piedi una piccola fabbrica di tute per l’allenamento in lana.
Il 1958 è un anno magico. Presentano la prima piccola collezione alla Rinascente di Milano (dopo vi racconto un succoso aneddoto su questo), appare una pagina pubblicitaria di Brunetta sul Corriere della Sera, e l’etichetta Missoni viene cucita sugli abiti presentati in collezione. Ciliegina sulla torta: nasce la primogenita Angela Missoni.
Ottavio Missoni, cosa c’entrano gli arazzi con lo stilista?
La carriera dei Missoni è una corsa a staffetta che si arricchisce, passo dopo passo di nuove sfide, successi e premi. Se andate a consultare l’Archivio Missoni resterete catturati dalle date e dagli accadimenti e li seguirete senza staccare gli occhi dallo schermo mentre continuate a fare scroll down. Ciò che più mi ha colpito, e che quindi vorrei mettere in luce qui, oltre alla libertà di spirito e al sorriso di Ottavio, è la sua trasversalità e il suo legame con l’arte.
“Serviva tempo per l’arte…” e infatti Missoni si dedica ai suoi Arazzi e nel 1975 riceve la consacrazione. Il lavoro di Ottavio Missoni esce dal circolo della moda e viene presentato in una galleria di Venezia, i manufatti tessili vengono incoronati come vere e proprie opere d’arte e il riconoscimento del lavoro di Ottavio è sancito.
Così Luca Missoni, figlio di Ottavio, oggi Responsabile dell’Archivio e delle mostre, ricorda: “Per me quell’anno è stato una sorpresa. Vedere questi tessuti, questi disegni che normalmente ci scambiavamo sui tavoli da lavoro e vedere queste pezze di maglie colorate che scendevano quotidianamente dalle macchine in laboratorio, presentate con un senso critico in un’esposizione d’arte…”. Si susseguono le mostre e i cataloghi degli Arazzi di Ottavio Missoni e nel 2015 il museo MA*GA di Gallarate dedica al mondo Missoni una grande retrospettiva che registra un enorme numero di visitatori.
Al MA*GA Ottavio Missoni, il mago del colore
Una parte di quella esposizione resta permanente al museo MA*GA di Gallarate (Varese) di fatto sancendo uno stretto accordo tra arte contemporanea e moda. In occasione dei 100 anni della nascita di Ottavio Missoni, da febbraio 2021, il museo cura un rinnovato allestimento della Sala degli Arazzi, nello spazio immaginato da Luca Missoni e progettato da Angelo Jelmini. Gli Arazzi costruiscono dall’alto un arcobaleno patchwork delle realizzazioni tessili di Ottavio Missoni il quale, a partire dagli anni Settanta, li elegge come esclusiva tecnica di espressione artistica. Sulle pareti della sala gli studi originali disegnati con pennarelli colorati su carta a quadretti, i tessuti in maglia, e i dipinti policromi in acrilico “raccontano” ancora meglio il suo lavoro artistico. Mi immagino con lo sguardo agli Arazzi fissati in alto e i piedi che sprofondano nei tappeti, a respirare il mondo Missoni e i suoi potenti colori.
Rosita Missoni: “Ne abbiamo fatte di tutti i colori”
I colori sono da sempre la cifra stilistica di Missoni, la prima cosa a cui si pensa quando si sente il nome del brand di Sumirago. Ed è sicuramente la cosa che più rimane impressa alla mitica Diana Vreeland quando incontra i Missoni a Roma nel 1969 e nell’esaminare una cintura Missoni esclama:
“Ma chi ha detto che l’arcobaleno ha 7 colori. Ci sono i toni”
per poi scomparire nel suo salottino. Tornata a New York scrive ai due coniugi per complimentarsi con loro invitandoli nella Grande Mela.
Ancora colori, quando Rosita con gli occhi che le ridono, esclama in un breve video presente sul sito “Ne abbiamo fatte di tutti i colori. Ce lo siamo detti più volte in questi anni”. A proposito di quest’affermazione mi viene in mente l’incidente al Pitti di Firenze nel 1969 quando le modelle sfilarono senza reggiseno, che mal si adeguava alla sottile maglieria Missoni. Scandalo! I giornali definiscono le collezioni Missoni da “Crazy Horse” e l’anno dopo non ricevono alcun invito a sfilare.
Il primo commento non si scorda mai
C’è un ultimo episodio che vi voglio raccontare attraverso le parole, anzi gli occhi che ridono di Rosita. 1958, prima vetrina alla Rinascente di Milano, i Missoni allestiscono 18 manichini bendati con 18 abiti. Il primo commento che ricevono è quello di un meccanico che tornando da lavoro con la sua cassetta degli attrezzi dice: “povere ragazze, meno male che sono bendate perché se si vedessero…”. Le orecchie di Rosita e Ottavio ascoltano, proprio accanto a quell’uomo, il primo commento alla loro prima vetrina della loro lunga e inarrestabile carriera.
Credo si siano fatti una grossa risata, e il solo fatto che abbiano raccontato questo aneddoto ridendo ci fa comprendere la leggerezza, l’ironia e la cifra autentica di questa famiglia e di questo brand.
Il Museo attualmente è chiuso per le disposizioni anti-Covid , un giro virtuale al MA*GA puoi comunque farlo cliccando qui.
Tieni d’occhio l’Archivio Missoni per maggiori info e per spulciare tra le mille informazioni, video e immagini in esso contenute.
Abbiamo recentemente festeggiato i 100 anni di un’altra nascita illustre: Vincenzo Ferdinandi, uno degli inventori dell’Alta Moda in Italia. Non perderti la sua storia, leggi l’articolo che gli ho dedicato.