Era lei. Era Tonya. La più spavalda, la più sfrontata. Ma anche la più instabile, con un disperato bisogno di essere amata. Quando c’era lei sulla pista di pattinaggio, tutto il mondo restava con il fiato sospeso. Non solo perchè il suo salto triplo axel rimase nella storia del pattinaggio – nessuno aveva mai neppure provato ad eseguirlo – ma anche perchè il suo acceso e impervio carattere poteva regalare sempre qualche colpo di scena inaspettato.
Il film Tonya del regista Craig Gillespie, è incentrato sulla controversa vita della pattinatrice su ghiaccio Tonya Harding, interpretata dall’attrice Margot Robbie, protagonista nel 1994 di uno dei più grossi scandali sportivi degli Stati Uniti d’America. La storia ci riporta nell’America degli anni ‘80/’90 “ruvida” non ricca e non patinata, ad una classe sociale povera ma aggressivamente ambiziosa, e ad una bambina di appena 3 anni cresciuta a toast, lame dei pattini e schiaffi della mamma, che voleva a tutti costi, renderla una campionessa, anche se questo doveva significare non concederle un briciolo di affetto e spingerla in maniera brutale oltre i suoi limiti.
I suoi outfit rispecchiavano la sua corteccia, la sua identità.
Tonya era tecnicamente brava, caparbia e ambiziosa, aveva metodo e disciplina. Tuttavia la sua carriera conobbe alti e bassi, anche perchè non aveva grazia sulla pista e i suoi outfit rispecchiavano inesorabilmente la sua identità.
Lycra e spandex erano e sono le fibre più utilizzate per i costumi che devono essere leggeri e permettere il massimo comfort nei movimenti. E poi cristalli, paillettes, tulle, fiocchi e nastri, ingredienti preziosi per confezionare non un costume, ma per essere parte integrante di un’intera coreografia. Contribuivano anche trucco, movenze, espressioni facciali. Tutto doveva andare all’unisono, oltre ovviamente alla tecnica.
Quanto più Tonya avanzava nelle gare, tanto più i suoi outfit erano aggressivi e sontuosi, ma sempre senza grazia.
Nel film quando Tonya, non paga del risultato ottenuto, senza indugio si avvicina al bancone dei giudici e in maniera diretta li affronta dicendo “Ho fatto tutti i salti bene, perchè non mi date il punteggio che mi spetta?”, loro le rispondono “Non giudichiamo solo la tecnica, ma anche la presentazione”. Sorvoliamo sulle parole esatte usate dalla campionessa ma il senso della sua controrisposta è che lei non aveva abbastanza soldi come le altre per avere un costume ben fatto ed elegante ma doveva fare tutto da sola.
Aggiungeremo che quanto a stile, Tonya, a differenza del pattinaggio, non era una campionessa.
Sceglieva musica metal per le sue esibizioni, e costumi dai colori sgargianti. Niente acconciature e trucco pesante.
I costumi che ricorderemo:
- Viola, con strass che compongono un fulmine
- Nero, accollato con dettagli dorati
- Turchese, a maniche lunghe e profonda scollatura frontale
- Bianco, accollato con dettagli dorati